Al Salone del Mobile Milano 2025 non sono stati i mobili monumentali a catalizzare lo sguardo più attento e sensibile, ma i complementi d’arredo, quei dettagli che – come note basse in una partitura armonica – definiscono l’identità di uno spazio. In questa edizione, più che mai, gli accessori si sono emancipati da una funzione meramente decorativa per diventare manifesti di stile, cultura del fare e sperimentazione progettuale.

A guidare questa narrazione sono marchi che hanno fatto del dialogo tra forma e significato il cuore della loro proposta. Bosa, con la collezione Motus/Mythos, ha trasformato il vaso in una scultura narrativa: i pezzi firmati da Alessandro Corina e Paolo Stella rievocano divinità e simboli archetipici, contaminando il mondo classico con un’estetica postmoderna dalle superfici ceramiche smaltate, lucide, quasi liquide.

Gervasoni, fedele al suo DNA soft e naturale, ha ampliato la collezione Ghost introducendo nuovi pouf e tavolini dalle geometrie destrutturate, rivestiti con tessuti grezzi, canapa e cotoni organici. Le palette cromatiche – neutre, terrose – si ispirano ai paesaggi mediterranei. Minotti, invece, ha sorpreso con i suoi tavolini Brass&Stone, un incontro audace tra ottone satinato e pietra lavica, che rinnova il concetto di complemento come architettura in miniatura.

Nell’universo outdoor, Ethimo ha proposto la linea Kumo, un sistema di elementi componibili in legno riciclato marino e tessuti impermeabili derivati da plastiche raccolte nel Mediterraneo. Il risultato è una collezione sostenibile e poetica, che unisce forma, funzione e responsabilità ambientale.

Molto interessante anche la proposta di Poltrona Frau, che ha reinterpretato i suoi classici con una nuova capsule Iconocromia, in cui le tonalità sono ispirate alla flora italiana: verde olivo, lavanda, grano dorato. Un gioco cromatico sofisticato che, unito alle finiture in pelle Pelle Frau®, ridefinisce il concetto di eleganza attraverso il colore.

Tra le collaborazioni trasversali che hanno attirato l’attenzione, spicca quella tra Luca Faloni e il giovane studio Winetage: insieme hanno ideato un daybed artigianale utilizzando legno recuperato dalle botti da vino e tessuti pregiati provenienti da Biella. Una fusione perfetta tra moda, memoria e design.

Anche il mondo della moda ha fatto incursione nel settore complementi: The Row, brand americano noto per il suo minimalismo raffinato, ha lanciato una piccola collezione home fatta di coperte in cashmere tessute a mano, tappeti monocromatici e piccoli oggetti in bronzo martellato. L’allestimento, rigorosamente ascetico, ha attirato i puristi del design.

Tra le nuove ricerche materiche, Gallotti&Radice ha presentato specchi e coffee table lavorati con vetro sabbiato e incisioni laser che creano effetti tridimensionali di grande impatto scenico. I nuovi oggetti sono sculture di luce che dialogano con lo spazio in modo dinamico e riflessivo.

L’Opificio, eccellenza torinese del tessile, ha proposto una nuova collezione di cuscini e pannelli decorativi ispirati alle geometrie dell’Art Deco, rivisitati in chiave sostenibile grazie all’uso di velluti in PET riciclato. Un’eleganza responsabile, in perfetto equilibrio tra stile e innovazione.

Chiude questa ricognizione Zanaboni, che ha reinterpretato l’idea del paravento come elemento scultoreo: Equilibre, disegnato da Studio Lissoni, è composto da elementi rotanti in marmo e ottone, che creano giochi di luci e ombre degni di un’opera cinetica.

Il Salone 2025 ha confermato che i complementi non sono più un “corredo”, ma i veri protagonisti del progetto contemporaneo. Microarchitetture mobili, intime, silenziose ma potenti, capaci di raccontare il senso profondo dell’abitare. Tra tecniche artigianali riscoperte, materiali innovativi e visioni transdisciplinari, gli oggetti parlano. E dicono molto di noi.